Quante volte abbiamo sentito dire che un leader deve essere sicuro di sé, infallibile, sempre un passo avanti agli altri? Sembra quasi la descrizione di un supereroe, più che di un essere umano. Ma fermiamoci un attimo: esiste davvero un leader così?
Guardiamoci intorno. Quanti manager conoscete che sembrano impeccabili all’esterno ma dentro si sentono sotto pressione, costretti a fingere di avere tutto sotto controllo? E quanti team lavorano in ambienti dove l’errore non è contemplato, dove sbagliare equivale a fallire?
Forse, più che ispirare, questa idea di leadership crea ansia, distanza e insicurezza.
Un leader che non sbaglia mai è un leader credibile?
Immaginate di lavorare con un capo che ha sempre la risposta giusta, non mostra mai incertezze e non ammette errori. Vi sentireste liberi di fare domande? Di proporre nuove idee?
Spesso, quando un leader si presenta come troppo sicuro di sé, il team si blocca. Perché rischiare, se qualsiasi opinione diversa dalla sua potrebbe essere sbagliata? Perché proporre soluzioni, se tanto lui sa già tutto?
Alla fine, in un ambiente del genere, cosa succede? Si smette di innovare, di provare, di mettere in gioco il proprio vero valore. Si lavora per non sbagliare, più che per fare meglio.
Perché fingere di essere perfetti crea solo distanza?
Vi è mai capitato di avere un capo che sembra un modello irraggiungibile? Uno di quelli che, invece di ispirare, fa sentire inadeguati?
La verità è che più un leader ostenta sicurezza assoluta, più il team si sente distante. E senza connessione, senza empatia, come si costruisce fiducia?
Pensiamoci: chi ci ha davvero influenzato nella vita? Una persona che sembrava perfetta e inarrivabile o qualcuno che ci ha mostrato, con il proprio esempio, che si può crescere, migliorare, superare le difficoltà?
Forse la vera domanda è: se un leader non mostra mai un lato umano, come può davvero entrare in sintonia con il suo team?
E se la leadership fosse un po’ meno perfetta e un po’ più autentica?
Se invece di fingere sicurezza, un leader imparasse a dire “non lo so”, cosa cambierebbe?
Se invece di mostrarsi sempre infallibile, ammettesse i propri errori, il team lo vedrebbe più debole o più credibile?
Oggi il mondo del lavoro sta cambiando. Le persone vogliono leader con cui possano relazionarsi, non figure inarrivabili e fredde. La fiducia non si costruisce con la perfezione, ma con la coerenza, la trasparenza e la capacità di ascoltare.
E alla fine, le aziende che ottengono i migliori risultati non sono quelle dove il capo detta legge, ma quelle dove il leader crea un ambiente sicuro, aperto e collaborativo.
Quindi, un buon leader è chi non sbaglia mai… o chi sa imparare dagli errori?
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, forse la vera forza di un leader non è non sbagliare mai, ma saper trasformare gli errori in occasioni di crescita.
E allora, la domanda è: che tipo di leader vogliamo essere?
Tu cosa ne pensi?
Qual è la ledershop del futuro?, condividi il tuo punto di vista nei commenti! 💬
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