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✨ Comincia bene e finisci meglio: il potere dell’emozione iniziale nell’esercizio della leadership

Nel lavoro di consulenza e formazione con OSM mi capita spesso di incontrare aziende eccellenti, team affiatati, progetti ambiziosi.
Ma se c’è una cosa che distingue le realtà più sane e performanti da tutte le altre, non sono solo le procedure, le risorse o i budget.

È il modo in cui accolgono ciò che è nuovo.

Nuove persone. Nuovi ruoli. Nuovi team. Nuove sfide.

Ecco dove si vede la differenza tra una leadership ordinaria… e una leadership che lascia il segno.


Quando entra una persona, entra anche una possibilità

Ogni nuovo ingresso — una persona in stage, un middle manager, una figura strategica — è un piccolo terremoto.
Scombina abitudini, alza la posta, riscrive dinamiche.
Eppure, è in quel primo impatto che si scrive la traiettoria futura.

Una domanda che ogni manager dovrebbe tenersi a mente:
👉 “Qual è la prima emozione che gli ho fatto provare?”

Se è freddo, distanza, pressioni o disinteresse… quell’impronta resta.
Se invece è stima, curiosità, accoglienza, fiducia… cambia tutto.

Nelle aziende dove si lavora bene, questo non è lasciato al caso.
Si vede e si sente che l’ingresso è un rito. Non un’improvvisazione.


Ma non vale solo per le persone. Vale per tutto ciò che è nuovo

Il modo in cui si lancia un progetto, si presenta un cambiamento, si costruisce un nuovo team… è un atto di leadership emotiva.

E funziona esattamente come con le persone:
💡 Se il nuovo nasce nel vuoto emotivo, faticherà a mettere radici.
💡 Se invece parte con entusiasmo, chiarezza e connessione… genera valore più in fretta.

Uno dei casi più belli che ho seguito negli ultimi mesi è stato in un’azienda B2B tech, media dimensione, team giovane e motivato.
A settembre hanno lanciato un nuovo progetto interfunzionale, con persone da marketing, sales, prodotto e operations.
Avrebbero potuto iniziare con un briefing tecnico, un documento condiviso e via.

Invece no.

Il CEO ha scelto di cominciare con un incontro informale, in cerchio, senza slide né KPI.
Solo una domanda:
“Perché questo progetto ci riguarda veramente? E cosa vogliamo lasciare come impatto?”

Ne sono usciti valori condivisi, storie personali, piccole paure, grandi motivazioni.
E da lì, il progetto ha viaggiato al doppio della velocità. Con metà della frizione.


I numeri arrivano dopo. Prima arriva il clima.

La scienza lo conferma (e la pratica anche): quando un leader esprime emozioni positive all’inizio di un percorso, la performance cresce.
Succede perché le persone si sentono valorizzate, viste, rispettate. E fanno di tutto per mantenere quella percezione di sé nel tempo.

Poi, certo: ci sarà tempo per i feedback, per alzare l’asticella, per sistemare le cose che non funzionano.
Ma se la base è positiva, il team regge. E rilancia.


Inizia con cura, raccogli con forza

Per questo, oggi, non ti lascio con una lista di to-do.
Ti lascio con due domande:

🟡 Quando parte qualcosa di nuovo — un ruolo, un progetto, un rapporto — quale clima crei?
🟡 E cosa succederebbe se dedicassi 15 minuti in più, all’inizio, per costruire connessione emotiva prima ancora che operativa?

In azienda, come nella vita, non è vero che conta solo come finisce. Conta soprattutto come inizia.


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