✨ Cosa ne pensi di quando i numeri sorridono ma le persone… non più di tanto? ✨
Una riflessione nata sul campo, tra uffici silenziosi, occhi stanchi e report (quasi) scintillanti.
Ci sono momenti, durante il mio lavoro in azienda, in cui tutto — almeno sulla carta — sembra a posto. I numeri sono (tutto sommato) buoni. Il bilancio rende felici i soci. I KPI magari non fanno fuochi d’artificio, ma non fanno neanche suonare le sirene d’allarme.
Poi però entri. Cammini nei corridoi. Osservi i volti. E ti accorgi che qualcosa stona.
Non si ride. Non si sbuffa. Non ci si lamenta nemmeno.
C’è solo un silenzio grigio, compatto. Come il cielo prima di un temporale.
E lì, puntuale come una notifica, mi torna sempre la stessa domanda in testa:
“Ma quanto costa davvero, alle persone, quello che stanno realizzando?”
No, non parlo di costi economici. Quelli li conosciamo a memoria, li sappiamo leggere e commentare. Parlo di un altro prezzo. Quello che non vedi nei grafici. Il prezzo emotivo.
Il prezzo che si paga quando un’azienda — anche apparentemente vincente — consuma ogni giorno un pezzetto dell’energia dei suoi collaboratori. E, spesso, anche dei suoi fondatori.
C’è un errore sottile, ma pericolosissimo, che abbiamo iniziato a considerare “normale”. Pensare che se i risultati arrivano, tutto il resto può aspettare. Che se il business gira, il benessere è un optional. Che se le cose funzionano, le persone si adatteranno.
Ma non funziona così.
Le persone non si adattano all’infinito. Resistono, sì. Per un po’. Poi si zittiscono. Si ritraggono. Si rassegnano. Fino a che un giorno non ridono più alle battute in pausa caffè. Non propongono più idee. Non si indignano nemmeno. Semplicemente… smettono di esserci. Anche se sono lì.
Quando si spegne l’energia interna, puoi anche avere un margine lordo da urlo.
Ma stai vincendo una partita che stai giocando da solo. E nessuno vuole restare troppo a lungo in una squadra dove l’unico a esultare è il foglio Excel.
Non sto dicendo che i risultati non contino.
Sto dicendo che dovremmo cercare risultati che valgano la pena di essere raggiunti.
Risultati che non si paghino con entusiasmo esaurito, sogni ridotti al minimo e vite sospese tra call e weekend di recupero emotivo.
“Quanta energia state bruciando per far funzionare tutto questo?”
Forse il punto non è più solo “come sta andando l’azienda”.
Forse è tempo di chiederci: come stanno andando le persone?
E se la risposta è: “Stanno in piedi, ma con il cuore in standby”…
allora no, non stiamo crescendo davvero. Ci stiamo solo consumando bene.
🎯 E se questo tema ti parla, resta nei paraggi. A breve approfondiremo — molto di più.
(Senza numeri. Ma con tante cose vere.)
💬 Intanto: ti è mai capitato di vivere una situazione del genere?
Raccontamela nei commenti. Lo so, non è facile. Ma anche certe consapevolezze iniziano così: condividendo quello che ci è costato in silenzio.